Verso Machu Picchu, guida al Camino Inca di 2 giorni
Aggiornato il 28 Maggio 2022 da Sara
Non so per quale motivo, ma non appena nella nostra mente si è affacciata l’idea del Perù e di Machu Picchu, l’alternativa per raggiungere la favolosa città perduta inca poteva essere una sola: il Camino Inca! Ecco quindi la nostra guida al Camino Inca di 2 giorni.
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Perché abbiamo scelto di fare il Camino Inca?
La domanda era: perché togliersi il piacere di meritarsi passo dopo passo la visione della magica cittadella?
Ancora oggi non so definire la motivazione che ci ha spinti verso questa scelta, ma, nonostante le difficoltà, soprattutto le mie, siamo convinti che il Camino Inca per Machu Picchu è il modo migliore per godersi la natura del Perù e la “conquista” di questo mitico sito archeologico.
Ripercorrere l’antico Camino Inca è stata un’esperienza davvero emozionante e appagante.
Siamo sicuri che, se avete almeno un giorno in più nella vostra pianificazione da poter dedicare a questo trekking, anche voi la penserete così.
Ma vediamo cos’è il Camino Inca, o Inca Trail, come prenotarlo e come si svolge: tutto in questa guida al Camino Inca.
Vedi anche: Come organizzare un viaggio in Perù fai da te
La città perduta inca di Machu Picchu
Machu Picchu, a cui abbiamo dedicato un articolo a parte, si trova nella valle dell’Urubamba a 2430 metri di quota.
Si tratta del terzo sito archeologico più grande al mondo.
Machu Picchu è stata inclusa dall’UNESCO fra i Patrimoni dell’Umanità ed è una delle Sette Meraviglie del mondo moderno.
Mentre scrivo ho la pelle d’oca, perché solo quando ci si trova davanti a Machu Picchu ci si rende conto della sua grandezza, della sua bellezza e del suo fascino.
Vedi anche: Guida a Machu Picchu, la città sacra inca
Il sistema stradale Inca
Il popolo degli inca fu in grado di costruire il più esteso e avanzato sistema stradale dell’epoca.
Le strade inca attraversavano l’impero inca da nord a sud lungo gli attuali Ecuador, Perù, Bolivia, Cile e Argentina.
Stiamo parlando di 40 000 chilometri di strade, qualcosa di davvero inimmaginabile per l’epoca.
Alcune di queste raggiungevano quote di oltre 5000 metri e venivano usate per scopi civili, militari, di comunicazione, nonché viaggi del re Inca nel suo impero.
Queste strade erano percorse a piedi, visto che gli inca non usavano la ruota né cavalli, in un sistema di staffetta. Ogni messaggero percorreva 6/9 chilometri prima di passare il testimone al successivo, riposandosi in stazioni di posta appositamente costruite lungo la strada.
Il Camino Inca
Il Camino Inca Classico inizia a 82 chilometri da Cusco lungo il fiume Urubamba.
In 3/4 giorni attraversando vari dislivelli e passi montani anche in alta quota conduce in 46 chilometri totali al punto di arrivo a Machu Picchu, la cui visita è inclusa.
È necessario campeggiare e sono quindi necessari dei portatori.
La guida è obbligatoria, come anche la prenotazione anticipata: solo 500 persone al giorno sono autorizzate a percorrere questo trekking, e questo numero, soprattutto in alta stagione, si esaurisce diversi mesi prima.
Il Camino Inca versione breve
Per chi non se la sente di affrontare l’intero trekking o non ha tanto tempo a disposizione, è possibile anche solo percorrere l’ultimo tratto del percorso.
Si tratta degli ultimi 13 chilometri verso Machu Picchu, con un dislivello di 600 metri circa e un percorso adatto praticamente a tutti.
Per percorrere questo tratto si prende il treno verso Aguas Calientes ma si scende al km 104 dove si trova il check point per il Camino breve. Solo chi è in possesso della prenotazione per il trail verrà autorizzato a scendere.
Anche per questa versione ridotta guida e prenotazione anticipata sono obbligatori, perché anche la versione breve rientra nel limite di 500 turisti al giorno.
Noi abbiamo scelto di fare proprio questo percorso.
È one way, cioè si arriva a Machu Picchu al tramonto, si prende la navetta per Aguascalientes, si pernotta, si torna a Machu Picchu il giorno dopo per la visita e si riprende il treno per tornare a Cusco.
Attenzione
Con il Camino Inca è compreso solo l’ingresso a Machu Picchu. Se volete aggiungere Wayna Picchu o Montaña dovrete acquistare un nuovo biglietto sul sito ufficiale.
Cosa mettere nello zaino
Per fare il Camino di 2 giorni è necessario prevedere 2 pernottamenti fuori (uno a Ollantaytambo e uno ad Aguas Calientes).
Le temperature essendo molto variabili fra giorno e notte, vale sempre il consiglio di vestirsi a strati.
Durante il giorno sul Camino potreste raggiungere anche i 25 gradi col sole forte, quindi occhiali da sole, cappellino e crema solare sono necessari, senza dimenticare un repellente per le zanzare.
La sera invece felpa e giacca a vento potranno essere utili anche se l’altitudine non è elevata. Un kway è sempre consigliabile.
Almeno 2 litri d’acqua a testa e snack per intraprendere il Camino.
Gli zaini grossi possono poi essere lasciati in deposito nel vostro hotel di Aguas Calientes per la visita di Machu Picchu il giorno dopo.
Importante avere con sé il passaporto in originale.
Come conoscere le disponibilità?
Sul sito Camino Inca è possibile, selezionando la data, visionare le disponibilità rimaste per il Camino, comprese quelle di Wayna Picchu o Montaña fino all’anno successivo.
Le disponibilità sono uguali per tutti gli operatori, quindi anche contattando altri, se il giorno prescelto ha esaurito i posti dovrete scegliere un’altra data.
Il Camino è aperto 7 giorni su 7 per tutto l’anno tranne a febbraio, quando chiude per manutenzione.
Il nostro operatore, Cusco Explorer
Il nostro Camino Inca è stato organizzato da Cusco Explorer, nessuna sorpresa su quanto era compreso nel prezzo dell’escursione, tutto è perfettamente dettagliato nella pagina web dell’operatore.
Noi ci siamo serviti di un intermediario ma se vi è possibile vi consigliamo assolutamente di bypassare l’intermediario e interfacciarvi direttamente con Cusco Explorer.
Gli orari dei treni
Fate attenzione agli orari dei treni, che sono compresi nel prezzo, specificando quelli che volete voi (compatibilmente con il tour – consultateli sui siti ufficiali) e facendoveli confermare in seguito.
I nostri biglietti, con gli orari richiesti all’intermediario con largo anticipo e da lui confermati, sono stati consegnati 2 giorni prima, sbagliati sia all’andata che al ritorno.
Avevamo richiesto la partenza da Ollantaytambo col primo treno disponibile, quello delle 6.20, in modo da poter affrontare il primo pezzo in salita col fresco e avere più tempo per completare il trekking con calma, invece ci siamo ritrovati col biglietto delle 7.20 e una debole scusa.
Avevamo richiesto il treno del ritorno alle 16.00 il giorno dopo visto che avremmo visitato Machu Picchu all’alba e ad Aguas Calientes non c’è nulla da fare. Invece ci siamo trovati in mano il biglietto del treno delle 19.00, che avrebbe significato arrivare in hotel a Cusco verso mezzanotte e col volo interno per Lima all’alba della mattina dopo.
Per fortuna siamo poi riusciti a modificare il ritorno arrivando alla stazione di Poroy invece di Ollantaytambo.
Il nostro Camino Inca
Abbiamo dormito a Ollantaytambo, 2700 metri, in un hostal a pochi passi dalla stazione. La tensione, almeno per me, è papabile, alle 5.30 ho già gli occhi spalancati.
Mi preparo con calma e applico a regola d’arte il kinesio tape a entrambi i tendini di achille ancorandolo ai muscoli del polpaccio per ottimizzare le forze come mi ha insegnato la fisioterapista per la mia tendinite.
Poi preparo l’attrezzatura foto, mi vesto a strati con le maglie tecniche e chiudiamo gli zaini: abbiamo 1 litro e mezzo d’acqua a testa. Dopo una veloce colazione, in un lampo siamo in stazione ad aspettare il nostro treno Inca Rail delle 7.20.
Ammazzo l’attesa con un panino per poter prendere la pastiglia di ibuprofene. Sono agitata perché so che questo trekking non è per chi si trova nelle mie condizioni, ma quando l’ho prenotato a gennaio stavo benissimo!
Mi sono chiesta spesso se andare avanti con questo programma sia stata davvero una buona idea, mi sono fatta mille domande con mille dubbi ma le 700€ già pagate per questo trekking non vengono assolutamente rimborsate in caso di rinuncia.
Insomma ho pagato e lo faccio, speriamo in bene.
La nostra guida mi ha promesso un paio di bastoni di trekking, sicuramente mi aiuteranno.
Il nostro treno
Arriva il nostro treno, agli addetti all’imbarco oltre al biglietto mostriamo l’autorizzazione per farci scendere al km 104.
Il paesaggio scorre non troppo velocemente sotto ai nostri occhi. Costeggiamo il fiume Urubamba ai piedi delle montagne, su Google Map si vede dove siamo e si capisce anche dove scenderemo.
Intanto ci servono un buon mate di coca con eucalipto e a poco a poco il paesaggio cambia, ci rendiamo conto di entrare nella giungla tropicale.
Gli addetti ci avvisano che la fermata sarà fra poco, dobbiamo avvicinarci alle uscite.
Sono le 8.30 circa e siamo una decina a scendere praticamente sui binari in mezzo al nulla. Qui troviamo la nostra guida Wilber, che fortunatamente è solo per noi.
Ci sono altri 3 o 4 gruppi ognuno con la propria guida. Durante il percorso ci incroceremo, supereremo, faremo superare a varie riprese, ma prima attraversiamo il fiume Urubamba.
Da subito ci sentiamo dei privilegiati, sentiamo che arrivare a Machu Picchu in questo modo sarà un’esperienza unica, solo per pochi.
Inizia il trekking
Passato il punto di controllo passaporti e documenti dall’altra parte del fiume e guadagnato il timbro di accesso sul nostro biglietto, iniziamo a sentire il caldo umido della giungla e le zanzare all’attacco.
Ci togliamo qualche strato e ci spruzziamo di crema solare sulle zone scoperte e poi di DEET al 50%. Siamo già protetti dalle punture attraverso i vestiti perché li ho lavati nella permetrina prima di partire.
Wilber distribuisce generi alimentari: frutta, caramelle e 2 contenitori di arroz chaufa da inserire nello zaino.
Mi dà anche i bastoni da trekking, attivo la app Sport Tracker, che funziona anche offline, e inizia il nostro cammino.
Siamo a 2200 metri, dopo una presentazione introduttiva presso le rovine di Chachabamba, alle 9 partiamo.
La salita
Il sentiero è subito in salita, sappiamo che i primi chilometri sono tutti di salita più o meno ripida per raggiungere i 2650 metri a Wiñay Wayna e poi i 2745 metri a Inti Punku, la Porta del Sole.
Stringo i denti, impugno bene i bastoni e faccio leva tramite loro per non forzare i tendini, che mi danno come sempre scosse ad ogni passo.
Il caldo è già fortissimo, e il sentiero totalmente esposto, il sole già a picco, non si può che sudare e bere, sudare e bere.
Occorre stare attenti a dove si poggiano i piedi perché, a parte piccoli punti, invece di essere un normale sentiero sterrato questo è totalmente lastricato con massi di varie forme e altezze, totalmente irregolare.
Per non inciampare occorre guardare sempre dove si mettono i piedi e questo purtroppo un po’ distoglie dal paesaggio e dalla salita, che si vede a occhio.
Quando ci fermiamo un attimo sotto un riparo all’ombra ci rendiamo conto di essere già molto alti rispetto al fiume, con la vista sulla ferrovia e i treni che percorrono la vallata.
Snack di datteri per guadagnare energia, 2 chiacchiere con una signora sessantenne francese e la sua guida e siamo pronti per ripartire.
Wilber ci mostra varie specie di orchidee che crescono spontaneamente sul sentiero, sono davvero belle.
Altri fiori selvatici colorati attirano la nostra attenzione, mentre le montagne verdissime che ci circondano ci rilassano e ci infondono calma e pace interiore.
Wilber ci erudisce anche sul sistema stradale inca, qualcosa di sorprendente per l’epoca.
Spiega il funzionamento dei messaggeri (chaski) e del quipu, un ingegnoso sistema di corde annodate.
Il quipu
Il quipu, parola quechua per “nodo” è da sempre associato alla civiltà inca.
I quipu servivano per calcoli matematici e astronomici, con i nodi di diversi colori a rappresentare numeri.
Gli addetti al controllo delle strade inca usavano i quipu anche per contare la merce che le percorreva, mentre gli amministratori li usavano per il conteggio delle tasse da pagare e tenere traccia delle risorse agricole e del bestiame.
La lettura del quipu faceva parte dell’educazione della classe dirigente dell’impero inca.
Ad oggi sono arrivati fino a noi solo 600 quipu scampati alla distruzione della cultura inca operata dagli spagnoli.
Wiñay wayna
Salite e scalinate più o meno alte si succedono, ma pochi metri dopo spesso scendono anche.
Ad un certo punto dal costone della montagna intravediamo il nostro primo traguardo, ecco Wiñay Wayna, parola quechua di “per sempre giovane”.
Arrivati a Wiñay Wayna, dopo circa 6 chilometri di cammino, e una cascata, il panorama sulla valle è davvero mozzafiato.
Ora ci attende una scalinata ripidissima e altissima: ben 400 gradoni.
Apprezziamo il sistema di canalizzazione dell’acqua all’interno della città e mentre saliamo ci chiediamo come abbiano potuto costruire una città simile in un luogo del genere e con questa pendenza. Davvero incredibile.
Dalla cima di questa antica città la vista è semplicemente splendida.
Da qui è anche visibile il sentiero fatto finora per arrivare fin qui sul costone della montagna.
Wilber ci fa notare la differenza fra la modalità di costruzione della zona religiosa (blocchi molto grandi) e invece il resto, che si trova vari metri più in basso, con muri di massi di diverse dimensioni e forme.
Questo sito è particolarmente caro ai peruviani, con le sue terrazze e i resti delle case in pietra, visitabili a piacimento.
Dopo aver consumato il nostro pranzo sull’erba riprendiamo la marcia, abbiamo ancora molta strada e soprattutto abbiamo ancora delle salite! Al campo base dei coraggiosi del trekking di 4 giorni, poco lontano, approfittiamo per fare uno stop bagno.
Trekking nella giungla
Il caldo si fa sentire e siamo abbastanza sudati, in circa mezzora il sentiero entra nel fitto della giungla.
Qui il sole non filtra più, fa anche abbastanza freddo, non sento più le braccia perché mi faccio portare avanti proprio dai bastoni, i tendini fanno male e adesso si aggiunge anche il ginocchio sinistro, infortunato dallo sci 3 anni prima ma mai ripreso del tutto.
Ad un certo punto, proprio dove la parte bassa del mio zaino (un po’ troppo grande per me) tocca la parte bassa della schiena sul lato destro inizio a sentire un dolore sordo, dapprima lieve poi a mano a mano aumenta di intensità. Sono costretta a togliere lo zaino, che gentilmente si offre di caricarsi Wilber: questo è un attacco di sciatica!
Mi mancava. Ma devo farcela. Non passa, è talmente forte che adesso oscura sia tendine che ginocchio, ma devo proseguire. Ad ogni passo una fitta, una scarica elettrica per schiena e gamba, lancinante. Ma devo andare avanti, e lo faccio, sotto gli occhi preoccupati di mio marito e anche di Wilber.
L’Inti Punku
La mia tenacia viene infine premiata: dopo un altro paio d’ore di dolori arriviamo ai famosi 50 ripidi gradini che portano all’INTI PUNKU, la Porta del Sole, il punto più alto del nostro trekking a 2745 metri.
Sono talmente ripidi che devo farli a 4 zampe, ma una volta su, raggiunto il punto panoramico, l’emozione supera tutto.
Machu Picchu è illuminato dal sole basso prossimo al tramonto, è una visione meravigliosa, il panorama è splendido e la luce calda e radente regala un gioco di luci e ombre degno di un’opera di un grande artista.
Non dimenticheremo mai questo momento, questa vista.
Ci abbracciamo con Wilber per questo traguardo raggiunto nonostante tutto, ora ci aspettano solo 3 km di discesa.
Inti Punku era l’entrata principale a Machu Picchu, dedicato al culto di Inti, il dio Sole.
Wilber ci spiega che il sole sorge esattamente da Inti Punku ad ogni solstizio d’estate.
La discesa verso Machu Picchu
Dopo una mezzoretta di ammirazione del panorama riprendiamo il cammino, sono già le 16 e alle 17.30 scende l’ultimo pullman per Aguas Calientes dobbiamo affrettarci.
Mentre il mio attacco di sciatica sta finalmente diminuendo, percorriamo velocemente il sentiero di avvicinamento a Machu Picchu.
Salutiamo con lo sguardo il fantastico cammino dietro di noi mentre siamo sempre più vicini ad un luogo tanto a lungo desiderato, immaginato, fantasticato.
Quando arriviamo alla Casa del Guardiano, il più celebre punto panoramico di Machu Picchu, capiamo che qualunque foto o video non possono rendere nemmeno in minima parte l’emozione che la grandiosità questo luogo trasmette.
Sì proprio la grandiosità, perché la cittadella è proprio sotto ed è gigantesca.
Mentre gli ultimi raggi del sole accarezzano questa visione, siamo commossi da tanta bellezza.
Siamo anche sempre più convinti che percorrere l’antico camino inca, anche solo per 1 giorno, per arrivare a questa visione valga tutti gli sforzi e i sacrifici.
Dopo questo tramonto magnifico domani sarà la volta dell’alba, ma questa è un’altra storia, ops, articolo!
Vedi anche: Guida a Machu Picchu, la città sacra inca