Le basi: il diaframma della fotocamera
Aggiornato il 3 Novembre 2021 da Sara
Dopo aver trattato il tempo di scatto, ora vediamo come possiamo usare il diaframma della fotocamera in modo creativo, in base al tipo di fotografia che vogliamo ottenere.
Insieme al tempo di scatto e al valore ISO, il diaframma della fotocamera è una componente essenziale del triangolo fotografico dell’esposizione.
Vediamo insieme come usarlo al meglio.
Vedi anche Le basi: il tempo di scatto in fotografia
CONTENUTI DELL'ARTICOLO
Il diaframma della fotocamera: parliamone
Il diaframma determina la quantità di luce che raggiungerà il sensore.
Se è molto aperto, raccoglierà tanta luce, e viceversa se è chiuso.
Ma non solo.
Il diaframma è lo strumento principale per decidere la profondità di campo di una foto.
Il diaframma della fotocamera: come funziona
Il diaframma è un “foro” posizionato fra le lenti dell’obiettivo.
Solitamente si tratta di un’apertura composta da 6/8 lamelle di metallo che si sovrappongono fra loro a ventaglio creando uno spazio vuoto al centro. Le lamelle possono essere di più o di meno.
La ghiera dei diaframmi permette di aumentare o diminuire questo spazio vuoto, da cui entrerà la luce.
Il diaframma della fotocamera: come viene indicato
Convenzionalmente si identifica il diaframma con la lettera f (focale), definito in stop.
L’apertura di diaframma parte generalmente da f/1.4 per obiettivi fissi costosi, oppure da f/2.8 costante per gli zoom.
La maggior parte degli zoom economici sul mercato, parte comunque da f/4, in effetti più l’apertura è grande, più l’obiettivo è grande, pesante e costoso.
Scattando al valore più piccolo disponibile si dice che si scatta “a tutta apertura”, mentre spostando la ghiera del diaframma verso valori più alti, come ad esempio f/16 o f/22, si dice che si sta “chiudendo il diaframma”.
La scala dei diaframmi
f/1 – f/1.4 – f/2 – f/2.8 – f/4 – f/5.6 – f/8 – f/11 – f/16 – f/22 – f/32
Questi sono valori di stop, ovvero ogni numero è il doppio del precedente e la metà del successivo.
Esistono anche valori intermedi su alcune fotocamere, quindi mezzi stop o terzi di stop.
Attenzione: non tutti gli obiettivi sono dotati di tutti i diaframmi.
Il diaframma: modalità a priorità di diaframmi
Per impostare il diaframma desiderato potete usare la modalità a priorità di diaframmi o Av.
Così facendo, voi imposterete il diaframma mentre la fotocamera deciderà il tempo di scatto e il valore ISO adeguato per esporre correttamente la scena.
Potrete poi scegliere sia diaframma che tempo di scatto in modalità P.
In alcune macchine poi, la scelta del diaframma è direttamente sul barilotto dell’obiettivo, come in Fujifilm, basterà quindi girare la ghiera.
Ma a cosa serve il diaframma?
In breve, a controllare la profondità di campo di una foto.
Il diaframma: cos’è la profondità di campo
La profondità di campo, abbreviata PdC è quella porzione di immagine che risulta a fuoco, ovvero la zona di nitidezza di una foto prima e dopo il punto di messa a fuoco.
In linea generale un diaframma a tutta apertura genera una ridotta profondità di campo e viceversa, un diaframma chiuso aumenta la profondità di campo.
Se quindi vogliamo una messa a fuoco selettiva su un soggetto, un diaframma aperto sfocherà maggiormente lo sfondo, mentre se vogliamo diversi piani a fuoco dovremo chiudere l’obiettivo, scegliendo cioè dei valori f/ più alti.
La maggior parte delle fotocamere, poi, ha un pulsante dedicato all’anteprima della profondità di campo, da usare per poter previsualizzare l’effetto finale dell’immagine.
Questo però non è sempre vero.
Vediamo altri fattori che influenzano la profondità di campo, come la lunghezza focale dell’obiettivo e la distanza di messa a fuoco.
Il diaframma: la lunghezza focale e la profondità di campo
Un obiettivo ultragrandangolare ha generalmente una profondità di campo quasi totale anche a tutta apertura.
Viceversa, un teleobiettivo avrà una profondità di campo molto ristretta nonostante un diaframma molto chiuso.
Un obiettivo macro, poi, potrebbe non riuscire a mettere a fuoco tutti gli elementi di uno stesso insetto. Oppure potrebbe non riuscire a mettere a fuoco l’intero viso di un soggetto.
In questi casi fate attenzione a mettere a fuoco un elemento principale, ad esempio un occhio.
Se poi l’oggetto in questione è immobile e avete un treppiede potreste provare il Focus Stacking se la vostra fotocamera lo supporta.
Il diaframma: la distanza di messa a fuoco e la profondità di campo
Quando il soggetto è vicino all’obiettivo, la profondità di campo diminuisce e viceversa.
Più il soggetto si allontana verso lo sfondo più rientra nella zona cosiddetta infinito, dove è a fuoco anche la zona dietro di lui.
Molte fotocamere, come Fujifilm, mostrano sul display del mirino dove si trova la profondità di campo in scala metrica: la scala della profondità di campo.
Il diaframma e il tempo di scatto
Proprio il rapporto che c’è fra questi due elementi del triangolo dell’esposizione vi permetterà di scegliere le regolazioni giuste per la foto che volete ottenere.
Avete bisogno di usare un tempo di scatto rapido perché la luce ambiente, ad esempio in una chiesa, è poca? Aprite il diaframma e se necessario aumentate la sensibilità ISO.
Avete bisogno di usare un tempo di scatto lungo per rendere le onde del mare una tavola piatta e fumosa? Chiudete il diaframma e mettete al minimo la sensibilità ISO.
Se tutto questo non basta allora avrete bisogno di uno o più filtri ND.
Alcune regole
I diaframmi intermedi (come f/8) sono quelli che garantiscono la migliore qualità d’immagine.
Gli obiettivi luminosi a tutta apertura peccano spesso di nitidezza.
Oltre f/16 spesso gli obiettivi presentano un difetto di diffrazione, sono quindi usati raramente.
Effetti creativi
Scattare foto in contro sole o direttamente su fonti luminose usando un diaframma molto chiuso potrete generare il fenomeno delle luci a stella.
Vedi anche: Come fotografare meglio: le basi