Visita a Piccola Petra, una piccola meraviglia giordana
Aggiornato il 20 Dicembre 2019 da Sara
Oltre a visitare la Petra più famosa, durante il nostro viaggio in Giordania abbiamo deciso di dedicare un paio d’ore di visita a Piccola Petra, un’altra piccola perla della Giordania.
Il suo vero nome è Siq al-Barid (siq freddo – capirete perché entrandoci), si trova a 9 chilometri da Wadi Musa e se arrivate abbastanza presto potreste, come noi, riuscire a fare una visita in solitaria.
Abbagliati dalle meraviglie di Petra potreste non considerarla degna di nota, ma a noi è piaciuta la sua atmosfera raccolta e intima, direi magica, nel silenzio del mattino interrotto solo dal suono di uno strumento a corde.
Vedi anche: Cosa vedere nella magica Petra, guida alla visita fai da te
Visita a Piccola Petra: come arrivare
Se disponete di un’auto a noleggio è facilissimo raggiungerla attraverso una bellissima strada saliscendi a 9 chilometri da Wadi Musa.
Alcuni ci arrivano anche a piedi, ma il sole è implacabile e non lo consigliamo.
Con un taxi non dovreste spendere più di 15-18 JOD.
Visita a Piccola Petra: informazioni pratiche
Apertura: dall’alba al tramonto, in base alla stagione
Ingresso libero: è possibile esplorare il sito liberamente e arrampicarsi sulle scalinate. A volte chiedono di presentare il biglietto per Petra.
Ampio parcheggio gratuito
Visita a Piccola Petra: la sua storia
Si crede che Siq al-Barid fosse un’estensione della Petra nabatea, probabilmente luogo di dimora dei mercanti più importanti.
Sembra infatti che da qui passassero le carovane di Arabia e Oriente verso Siria ed Egitto dopo aver attraversato il Wadi Rum.
Da piccole grotte per i carovanieri, si era arrivati a scavare quasi una città intera nell’arenaria.
Tutto questo rimase noto solo ai nomadi beduini fino agli anni ’50 quando Diana Kirkbride, un’archeologa inglese, inizio gli scavi nella zona, scavi che continuarono fino al 1983.
Poco dopo sia Petra che Piccola Petra vennero inseriti fra i siti Patrimonio Mondiale dall’UNESCO
La notorietà raggiunta dal sito a seguito del film Indiana Jones e l’ultima crociata del 1989 decretò la nascita del Parco Archeologico di Petra mentre il villaggio di Umm Sayhoun venne costruito nelle vicinanze per alloggiare i beduini.
La nostra visita
Al nostro arrivo c’è ampio parcheggio e siamo praticamente soli qui.
All’ingresso ci sono solo bancarelle di souvenir e caffé, ed entriamo tranquillamente nel piccolo canyon.
Il nome di Piccola Petra, Siq al-Barid, o Siq Freddo, deriva dal fatto che le pareti rocciose dell’ingresso sono disposte in modo tale da non ricevere mai la luce del sole.
Il passaggio è infatti così stretto che passano a malapena due persone.
Qualche centinaio di metri oltre a questo punto, il canyon si allarga e si possono notare delle aperture che venivano usate come abitazioni.
La sabbia fine e impalpabile attutisce ogni rumore, il silenzio regna sovrano perché siamo gli unici visitatori, sembra quasi irreale.
Diversamente da Petra, qui è possibile godere di un po’ d’ombra visto che le pareti sono abbastanza ravvicinate fra loro.
Dopo un nuovo stretto canyon arriviamo a un’area aperta che si pensa venisse usata per intrattenere i mercanti.
Qui è possibile esplorare a piacimento, salire gradini, sedersi all’interno delle grotte.
Piccola Petra lascia ampia libertà d’azione al visitatore ed è l’aspetto che più abbiamo apprezzato.
Le grotte scolpite si susseguono nel canyon, con portali di ingresso più o meno raffinati. All’interno, un’unica grande stanza.
Purtroppo le grotte sono annerite a causa dei fuochi accesi nel corso tempo dai beduini per rifugiarsi con le greggi. Entriamo e ci sediamo per qualche minuto per goderci il silenzio, la frescura, la pace di questo luogo.
Proseguendo nel canyon è possibile salire le scalinate scolpite nella roccia per ammirare le stanze ai piani superiori.
Proprio al piano di sopra una delle camere attira la nostra attenzione.
Siamo arrivati alla “casa dipinta”, con i suoi affreschi unici: il soffitto è ancora decorato con le originarie pitture nabatee.
Si tratta di una scoperta unica nel suo genere, un affresco ancora intatto anche se annerito dalla fuliggine e dai graffiti.
Il Courtald Institute of Art di Londra si è occupato del restauro, che ha riportato al suo antico splendore l’affresco nei minimi dettagli.
La raffigurazione del consumo di vino, forse in onore del dio greco Dioniso, ha un alto livello di dettagli, con tre specie di uva, due uccelli e putti suonatori di flauto.
Questo ritrovamento è eccezionale: le pitture nabatee sono molto rare, si tratta dell’unico ritrovamento in situ nella zona di Petra.
Secondo noi vale la pena dedicare un paio d’ore a Piccola Petra, che ne dite?
Ciao, vale la pena girare con una guida a Piccola Petra secondo voi?
Ciao Elena, credo che sia un sito piccolino per prendere una guida, ma ovviamente dovete decidere voi. L’importante è non perdersi gli affreschi, in qualunque guida spiegano dove si trovano.